GELASIO I

Il “patronato” di san Valentino di Terni sui fidanzati (o in generale sugli “innamorati”) nasce – come è noto – per pura casualità, e sul finire del sec. V, quindi a distanza di oltre 150 anni dalla morte del personaggio. Nel 496 papa Gelasio I intende contrastare la ancora seguitissima festa pagana dei Lupercalia: dedicata in onore di Luperco, antica divinità latina collegata con il lupo sacro a Marte, poi considerato come epiteto di Fauno (Faunus Lupercus) e infine assimilato al greco Pan Liceo. Si tratta di un rito assai lascivo, prevedente cerimonie di purificazione e riti propiziatori di fecondazione simbolica. In particolare il clou della festa si aveva quando le giovani matrone romane si offrivano, spontaneamente e per strada, alle frustate (e in molti casi anche agli amplessi) di gruppi di giovani nudi, coperti da pellicce di lupo, devoti al selvatico Fauno Luperco. Anche le donne in dolce attesa si sottoponevano volentieri al rituale, convinte che avrebbe fatto bene alla procreazione del nascituro. Nel giorno dei Lupercalia, dunque, l’ordine umano regolato dalle leggi si interrompeva, e nella comunità faceva irruzione il caos delle origini (con gli accoppiamenti casuali e del tutto effimeri), che normalmente risiede nelle selve. I Lupercalia cadevano il 13, 14 e 15 febbraio: papa Gelasio per contrapporsi interviene con uno scritto dottrinale molto duro (“Adversus Andromachum senatorem et caeteros Romanos qui Lupercalia secundum morem pristinum colenda constituunt”), e sostituisce ai Lupercalia la festività liturgica della purificazione della Vergine Maria (la cosiddetta Candelora) e la celebrazione della presentazione al tempio di Gesù (in seguito portata dall’imperatore Giustiniano al 2 febbraio).
E così, il santo la cui festa cadeva, secondo il Martirologio Geronimiano, il 14 febbraio, diviene quasi automaticamente il santo “dell’amore” cristianamente inteso, quindi delle coppie “regolari”, in contrapposizione, appunto, alla lascivia pagana dei riti di fertilità dedicati al dio-lupo. Se il dies Natalis di Valentino, anziché il 14 febbraio, fosse caduto il 17 o il 12, il patrono degli innamorati sarebbe stato inevitabilmente un altro santo (o santa).